Un bellissimo mix di architettura, arte contemporanea, installazioni, arte classica e un pubblico .. di gusto. Ma non il pubblico di 10, Corso Como (modaiolo, asiatico, fashion, che-se-la-tira, tutto-soldi). E’ il pubblico, milanese e internazionale, perfettamente in sintonia con questa istituzione culturale messa in piedi da Prada. In poche parole, “sembra di essere a New York”. Probabilmente un pubblico portato dall’EXPO, ma fortunatamente questo rimane e farà parte dei must see di Milano.
Certo, magari non a tutti sarà simpatica, ma La Fondazione Prada di Milano (non conosco quella di Venezia) offre un gran bel vedere.
Edifici meravigliosamente recuperati da una antica distilleria, dislocata alla periferia di Milano, un quartiere che forse molti dei visitatori non conoscevano proprio, ma anche questo fa parte della grande idea. Assolutamente obbligatorio raggiungerla con i mezzi pubblici: io ho preso la M3 e sono scesa a Lodi T.I.B.B. che, per la cronaca,
significa Tecnomasio Italiano Brown Boveri. Archeologia industriale, tutto molto coerente.
E, ultima chicca assolutamente in linea con la raffinatezza e la cura di tutto il resto, il Bar Luce (noi abbiamo provato i panini, buoni) progettato da Wes Anderson, il regista dei Tenenbaum e Grand Budapest Hotel, massimo esponente vivente della cura maniacale del dettaglio (nonché mio idolo).
L’intero luogo si compone di vari edifici dedicati a diverse mostre, alcune permanenti e altre temporanee.
Il personale (molto numeroso) è costituito da giovani carini, preparati, disponibili e vestiti con raffinate divise scure molto chic.
Tutti i materiali delle varie sale sono di grandissimo pregio, e costituiscono uno degli aspetti più rilevanti dell’intera mostra, sorprendendoci continuamente per l’originalità e il modo in cui sono combinati tra loro.
La mostra Serial Classic è la prima esposizione che incontriamo e offre un colpo d’occhio luminoso e bellissimo. I materiali usati sono travertino, plexiglass, acciaio, con statue in marmo o in gesso. Una sala meravigliosa, in cui il pubblico diventa parte dell’esposizione: guardando le sagome in controluce quasi è difficile distinguere le statue dai visitatori.
Non mi dilungo a parlare delle altre sale e degli altri edifici, tutte di altissimo livello e con continue sorprese, e vi lascio in compagnia di qualche foto.