
I 5 segnali sono:
1 – quando si pensa troppo, e si ripensa, alle parole da usare. Come suoneranno? come saranno interpretate? Ci sono società in cui è obbligatorio avere nuove idee (anche cattive) e altre in cui si deve stare attenti a quello che si dice… Ebbene se non potete essere autentici sul lavoro ed esprimervi per quello che siete, forse è meglio cambiare.
2 – se ricevete due consigli diametralmente opposti sul vostro lavoro da due manager o persone che per voi sono importanti. Significa che non c’è chiarezza di obiettivi e di mezzi per raggiungerli. Pericoloso.
3 – quando viene spesso il mal di stomaco, specialmente la domenica sera. Può capitare che questo succeda saltuariamente, ma se capita sempre è un chiaro segno di come vi sentite pensando a quello che vi aspetta il lunedì mattina. Ahi ahi.
4 – vi accorgete che … non ridete più. Certo il lavoro è una cosa seria ma ogni tanto si deve ridere, perfino ridere fino alle lacrime. Questo fa stare benissimo e così si lavora molto meglio e si sta bene con gli altri. Quando questo sul posto di lavoro non c’è più, è un brutto segno.
5 – quando nei lunghi viaggi di lavoro vi mettete a leggere un libro o a guardare i film. Ovviamente non c’è niente di male in questo, ogni tanto bisogna staccare. Ma fate un confronto con voi stessi quando vi sentivate veramente coinvolti, non è forse vero che approfittavate di quei momenti per riflettere e cercare nuovi spunti ed idee. Se questo non vi succede più.. una ragione c’è.
Può essere anche che alcuni dei vostri segnali siano un po’ diversi da quelli descritti, ma segnali come questi significano che c’è qualcosa che non va.
Adesso che siete appena tornati dalle vacanze e avete la mente “sgombra” forse è un esercizio che può valere la pena di fare. Senza arrivare a conclusioni troppo drastiche, si potrebbe tentare di parlarne col proprio capo. E’ il famoso feed back che tutti i capi dovrebbero incoraggiare. Ma certo non tutti i capi sono buoni capi! Good luck.
ridere fino alle lacrime in mezzo a una riunione durata 8 ore? fatto…
non sono d’accordo sull’ultimo punto leggere un libro e guardare un film durante un viaggio di lavoro è rigenerante e magari anche inspiring
Soprattutto se non sono una palla! 🙂
Ciao Carla.
Innanzitutto complimenti per il blog, l’ho scoperto oggi tramite la newsletter (l’unica non cestinata oggi) e lo trovo molto interessante, sia per l’argomento che per l’approccio.
Volendo commentare questo post in particolare, mi viene da dire che ci sono tanti altri punti che si possono aggiungere, forse qualcuno anche più rilevante. Anche quando ci si reca volentieri al lavoro il lunedì mattina (che pure è un bel segnale che l’ambiente di lavoro è nel suo complesso buono) se ha fine giornata si ha la sensazione di non avere appreso nulla e di non essersi cimentati in nessuna attività nuova (almeno per qualche aspetto), la questione del cambio lavoro è solo una questione di tempo. Va bene evitare gli stress eccessivi, ma diventa deprimente anche eseguire di routine operazioni che si eseguiono ormai a memoria. E’ un pò come l’amore quando la scoperta del nuovo finisce… si può rimanere fedeli, cercare di rinnovare il rapporto o cercare nuove avventure. Nel mondo del lavoro c’è di bello (quando le condizioni lo consentono) che si possono cercare nuove avventure senza tradire la fiducia di nessuno. Oppure si possono fare anche cose in parallelo, se si hanno buone idee (e ancora le giuste condizioni) si può avviare una start-up con un approccio lean. Cosa che ho fatto, e ti assicuro che non mi divertivo così tanto da anni, indipendentemente da quello che sarà il ritorno dell’investimento.
Quindi per la nuova start-up il vostro blog sarà una fonte di ispirazione.
Ciao, Roberto
ciao Roberto, grazie. Ma non lasciarmi sulle spine, lo trovi molto …. ? Ahah
Eh sull’ambiente di lavoro c’è molto da dire 😉